— SALVATORE DELL’ANNA PITTORE

Critica

La ricca e costante produzione di opere si caratterizza per una continua sperimentazione nel colore, nello stile e nei soggetti rappresentati. Nonostante l’ecletticità e varietà dei suoi quadri, il tratto dell’artista risulta chiaramente riconoscibile.

 

L’immaginario trasferito su tela appare statico ma riflessivo nei gesti lenti dell’attesa e della contemplazione paesaggistica, un soggetto all’apparenza privo di rilevanza estetica che diviene straordinario nei suoi accostamenti cromatici, nella cura del dettaglio e nella serenità che trasmette.

Salvatore Dell’Anna fissa i suoi colori a olio su tela
Tutto comincia con un ricordo.

 

Un’immagine che riaffiora alla mente, un momento passato e legato ad un’emozione, un’esperienza vissuta con le persone più care, uno scorcio che ha riempito il cuore.
Così come questi ricordi riemergono inaspettati, senza preavviso, così essi prendono forma e si materializzano sulla tela, diventano immagini concrete, che parlano di vita.
Sono immagini interiori in cui la natura è la protagonista indiscussa ed incontrastata: lo scintillio del mare d’estate, la fragranza dei fiori primaverili, la succulenza del fico d’india, la robustezza dei trulli, l’inaccessibilità della montagna; ogni tela costituisce un’istantanea, ciò che resta di un’esperienza vissuta che ha lasciato una traccia di sé – un’impronta interiore.

 

Tutto il significato di queste composizioni è racchiuso negli elementi naturali, che sono stati plasmati dalla forza di una memoria che rielabora, modifica, reinterpreta attraverso l’energia di un segno sicuro, di colori brillanti che si accendono e si compenetrano.
Le suggestioni della terra – una terra ancestrale, quella delle origini, si tramutano in impressioni cromatiche, in una figuratività impetuosa i cui contorni sono ora netti ed evidenti, ora frastagliati e sfrangiati, così come la mente ce li restituisce.
Anche il punto di vista è assolutamente personale: il paesaggio ci viene restituito a volte dall’alto, una visione che del Futurismo conserva l’audacia ma che rinuncia al massimo dinamismo, a favore di un invito alla contemplazione.

 

L’essere umano è spesso il grande assente di queste composizioni: non c’è spazio per lui in questo mondo puro e purificato; a volte la presenza dell’uomo si intuisce appena, attraverso i profili delle case o le barche che, solitarie, solcano il mare. Laddove qualche persona abita la scena, lo fa in modo discreto, silenzioso, senza fare rumore.
È il sogno di una ritrovata armonia.

 

Prof.ssa Marina De Palma
(Docente di storia dell’arte)